“Error, conditio, votum, cognatio, crimen…”
La cosa più complicata di questo matrimonio è stata la burocrazia ecclesiatica.
Fino a due giorni prima della cerimonia il vicecancelliere della Curia ha minacciato di non consentire il matrimonio, a cause di presunte irregolarità.
Che cosa ha reso così complicate queste nozze tra due cattolici praticanti (di cui uno lavora per la Chiesa da vent’anni giusti giusti) che non hanno alle spalle nessun precedente matrimonio, nessun divorzio, nessun passato discutibile o imbarazzante?
Velo spiego io, che cosa.
Il fatto che io ho la residenza a Collescipoli e il domicilio a Terni, Beata la residenza a Opole e il domicilio a Roma, e la parrocchia dove ci siamo sposati è Vacone in Sabina.
Per non parlare del reperimento dei certificati di battesimo (a San Pietro a Terni e Breslavia in Polonia) e quelli di cresima (Beata non l’aveva fatta, il mio era scaduto), il piccolo processo ai testimoni che ci conoscono da quando avevamo 16 anni e garantiscono che non siamo mai stati sposati con altre persone (uno a Vacone con Gaio Saulo Proximo e Ilaria Minicucci l’altro in Polonia dove – peraltro – questo tipo di documenti nemmeno esistono e ce li siamo dovuti inventare con il parroco della Chiesa Gesuita).
Il più grande impedimento a queste nozze è stato il gravissimo fatto che ad istruire la pratica è stato il parroco di Vacone (dove si è svolta la cerimonia e dove io sono segretario del Consiglio pastorale) e non nella parrocchia di residenza (dove io non metto piede da 5 anni e Beata non ce l’ha messo mai) e le pubblicazioni sono state fatte a Vacone e Santa Maria in Trastevere – ovvero le parrocchie che frequentiamo – anziché a Collescipoli e a Opole, dove abbiamo solo la residenza legale.
Infine, l’altro nodo – il più grave di tutti – è che mancava la domanda motivata scritta, firmata e timbrata dove si chiede che il matrimonio abbia solo valore religioso.
Nei documenti allegati – ho protestato – c’è il certificato del matrimonio civile. Quindi la ragione per cui il matrimonio è solo religioso è piuttosto evidente.
“Ma bisogna spiegare perché vi siete sposati prima in Comune. Perché magari l’avete fatto ‘in odium fidei'” mi ha spiegato il cancelliere.
“Tu mi insegni – gli ho risposto – che non è la mancanza di fede religiosa a rendere nullo il matrimonio cristiano, ma la mancanza di fede nell’indissolubilità del legame”.
A quel punto lui ha allargato le braccia.
Quando il vicecancelliere mi ha chiesto se i corsi prematrimoniali li avessimo fatti davvero, gli ho risposto che lavoro presso l’Istituto del Vaticano che si occupa di matrimonio e famiglia.
“Non ti ho chiesto dove lavori, ma se hai fatto i corsi prematrimoniali”
– Hai il certificato! Quello ti serve e non altro.
“Ma il certificato potrebbe essere falso”
“Ottimo – gli ho risposto – così quando dovrete dichiarare nullo questo matrimonio non avrete bisogno di ricorrere alla solita e ridicola motivazione dell'”immaturità psichica”.
Francamente spero che me lo annullino davvero. Perché a me e a Beata Golenska ci piace un sacco sposarci!
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